Siria. Il Patriarca Gregorio III: cristiani minacciati


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(di Alessandro Aramu) Questa guerra viene da fuori, basta violenza - “La presenza dei cristiani in Medio Oriente non ha mai avuto una condizione come quella patita in Siria dopo oltre due anni di guerra. Una sofferenza vissuta anche in altri Paesi, come ad esempio l’Egitto. Sono giorni, mesi, anni di grande sofferenza e io non faccio che pregare per i miei fedeli”. E’ un vero e proprio grido d’allarme quello che Gregorio III Laham (Patriarca di Antiochia, di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme della Chiesa Greco-Melkita Cattolica) lancia dalla Sardegna nel corso della sua visita ufficiale. Il religioso snocciola numeri drammatici: “Dall’inizio del conflitto sono morte oltre 120.000 persone, 9 milioni di cittadini hanno dovuto abbandonare le loro case, 450.000 cristiani, circa un terzo del totale presente in Siria, sono profughi dentro e fuori i confini del paese. Tra militari e civili, sappiamo con certezza che i cristiani uccisi sono oltre 1000. La devastazione ha colpito i luoghi di culto, con circa 60 Chiese distrutte o deturpate. I villaggi cristiani svuotati e abbandonati sono circa 25”. Gregorio III, nel corso di una lezione teologica e storica sulla presenza dei cristiani in Oriente tenutasi nella Facoltà Pontificia di Cagliari, non si sottrae ad un’analisi di ciò che sta accadendo in Siria e offre il suo punto di vista su una guerra che si trascina da troppo tempo: “Si tratta prima di tutto di una guerra mediatica, fatta di cattiva informazione e di tante bugie. Io non so dove sia la verità, non so se sia dalla parte dell’opposizione o del regime. Ma poi – dice il religioso non senza una punta di sarcasmo - di quale opposizione stiamo parlando, visto che di opposizioni ce ne sono tante e sono spesso in guerra fra loro? Io posso soltanto dire che in Siria ci sono 2000 gruppi di banditi, parlo di gruppi e non di persone, armati dall’esterno, finanziati da paesi stranieri che nulla hanno a che fare con la democrazia e il bene del paese. Gruppi di banditi che hanno creato il caos e la violenza, che non hanno a cuore le sorti di un paese dove la convivenza tra i popoli e le religioni è sempre esistita. Banditi che mangiano il cuore delle vittime, che sgozzano le persone e sono autori di atroci crimini”.

A chi gli chiede quale ruolo abbia avuto il presidente Bashar al Assad nel prolungarsi del conflitto, il patriarca Gregorio III non ha dubbi: “Alcuni mi hanno chiesto di schierarmi contro il regime. Io non sono pro o contro il regime, io sono a favore della Siria, della pace e della convivenza. Prendo atto che l’Occidente ha puntato il dito contro il presidente siriano, lo stesso che due anni e mezzo fa veniva ricevuto con tutti gli onori dalla Francia dall’ex presidente Sarkozy e non gli si attribuivano i crimini di cui si è parlato oggi. Erano vicini, l’uno affianco all’altro, e cantavano i rispettivi inni. E il presidente francese non è stato il solo. Quello che serve è la pace, la diplomazia, perché questa guerra non potrà mai essere vinta da nessuno con le armi e la violenza. Prego per questo, perché cessi una volta per tutte l’odio e si ritrovi il dialogo. La Chiesa cattolica e i cristiani lavorano ogni giorno per questa soluzione”.
E’ una posizione, quella espressa da Gregorio III, che unisce tutti i cristiani e le Chiese presenti in Medio Oriente e in Terra Santa, posizioni condivise anche dai Patriarchi Siro-Ortodosso e Greco-Ortodosso.
“La Chiesa – avverte il Patriarca – è unita, i cristiani sono uniti e stanno lavorando, anche grazie al ruolo svolto da Papa Francesco in questi mesi, per sconfiggere una violenza cieca che colpisce tutti. Per questo dico all’Europa che bisogna smetterla di inviare altri strumenti di morte ai tanti gruppi armati che stanno devastando la Siria”. Gregorio III ricorda come proprio le preghiere del Santo Padre in qualche modo abbiano scongiurato un conflitto che sarebbe potuto sfociare nella Terza Guerra Mondiale: “C’erano le navi davanti alle coste siriane, bastava premere un bottone e sarebbero iniziati i bombardamenti. Tutti erano pronti all’inevitabile. Il 7 settembre arrivò la preghiera del Papa, due giorni dopo le navi si allontanarono dalle coste e incominciò il dialogo tra Putin e Obama. Per me questo è stato un miracolo, un vero miracolo. Non smetterò mai di ringraziare Papa Francesco per la sua azione a favore della pace in Siria”. Il Patriarca ha infine ricordato come i cristiani siano una componente essenziale del mondo arabo e che proprio il Medio Oriente, la Palestina in particolare, sia il luogo di nascita di Gesù Cristo. La distruzione di questa presenza religiosa rischia di impoverire una realtà che ha nella diversità delle sue genti un grande elemento di ricchezza: “Noi cristiani – ha concluso – vogliamo rimanere in Terra Santa. E lo vogliamo fare insieme ai musulmani per costruire un mondo migliore”.




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